Igor Tuveri, in arte Igort, è noto ai più come fumettista, ma nel 2019 ha diretto il suo primo lungometraggio: 5 è il numero perfetto, da poco disponibile in streaming su Netflix. Tratto dall’omonimo fumetto, il film racconta la storia di Peppino Lo Cicero (Toni Servillo), un ex guappo, un sicario della Camorra che aveva il compito di uccidere per conto di una famiglia criminale. La sua carriera da killer è ormai finita da anni, ma ha lasciato il testimone al figlio Nino (Lorenzo Lancellotti) che ora svolge la sua stessa professione. Il vecchio sicario sarà però costretto a tornare in azione proprio in risposta alla morte di Nino, ucciso per il tradimento di qualcuno interno alla famiglia. La strada per la vendetta di Peppino vedrà implicati i suoi vecchi alleati, sua figlia e le famiglie mafiose della città, che si troveranno coinvolte così in una pericolosa guerra tra bande.
Igort si appropria del romanzo criminale italiano fondendolo con suggestioni che arrivano sia dal mondo dei fumetti (è evidente l’influenza di Frank Miller nei giochi di luce dell’autore) sia dalla vecchia Hollywood, creando così un’opera che si distacca profondamente da quell’immaginario a cui lavori come Gomorra ci avevano abituato. 5 è il numero perfetto è un noir metropolitano, in cui la splendida fotografia di Nicolai Brüel porta sullo schermo una città viva, fatta di forti contrasti di luce, pioggia battente e un dedalo di strade in cui lo sguardo dello spettatore si perde. Una città perennemente in bilico tra luci e ombre, proprio come i suoi personaggi.
Toni Servillo e Carlo Buccirosso formano un’improbabile coppia di sicari, anziani, ma estremamente pericolosi. La formula funziona, regalando interessanti momenti che reinterpretano il genere del buddy movie anni ’80, in cui Servillo e Buccirosso si fanno largo sparando tra le ondate di nemici, rigorosamente spalla a spalla e con due pistole ciascuno, come gli attempati bad boys partenopei che sono. Certo, l’opera prima di Igort come regista non ha solo pregi, a stridere è in particolare l’ultimo capitolo della storia, che sembra risolversi in maniera troppo veloce e con un finale anticlimatico che, anche se molto interessante, appare liquidato con troppa leggerezza, senza particolari conseguenze per i protagonisti.
Questi elementi, insieme all’azione coreografata, la fotografia fumettistica e la scelta di dividere il film cinque capitoli (ciascuno introdotto da una scena extradiegetica) rendono 5 è il numero perfetto un’opera peculiare nel panorama italiano. Una boccata di aria fresca in un genere che, forte di grandi successi come la serie Gomorra o Romanzo criminale, da troppo tempo si adagia su un canovaccio prevedibile e ripetitivo, che a lungo andare rischierebbe di omologarne tutti i prodotti.
Gianluca Tana