Guardare alla cinematografia per bambini può aiutare molto a capire lo stato di salute culturale di un certo tipo di cinema. Con Orion e il Buio ci troviamo davanti a un caso un po’ singolare, in cui la DreamWorks ha messo in mano a uno degli autori più completi del cinema contemporaneo, Charlie Kaufman, la sceneggiatura di un film d’animazione destinato al pubblico dei più piccoli. Uscito esclusivamente su Netflix, l’esito finale di quello che può senz’altro definirsi un esperimento non è dei migliori. Ma nonostante ciò, Orion e il Buio offre tanti spunti di riflessione e di certo è un ottimo esempio di come i grandi autori riescano a mantenere il loro stile in ogni tipo di produzione.
Nel film, Orion è un bambino pieno di paure, paralizzato dalle sue ansie, incapace di lasciarsi andare e aprirsi alle mille avventure che l’infanzia gli offre. Una sera, arrabbiato con il buio per il suo essere così spaventoso, quest’ultimo, offeso, viene a trovarlo e cercherà di convincerlo che le sue paure sono infondate. Ben presto viene fuori la firma dell’autore, in quanto la storia si apre su un altro livello narrativo e scopriamo che il tutto non è nient’altro che un racconto di Orion adulto indirizzato a sua figlia, per aiutarla a superare le sue paure.
In un panorama in cui la produzione per bambini è diluita e inebetita da elementi scadenti come non mai, in cui nessuno sembra avere il coraggio di superare quel didascalismo che è la morte dello storytelling, in cui le lezioni e le morali non vengono lasciate al caso ma imboccate con il cucchiaino, Charlie Kaufman introduce la metanarrazione in una fiaba in cui il Buio, l’insonnia e i sogni sono personaggi che il piccolo Orion teme, per poi però iniziare a capire. Racconta, senza dirlo, che il miglior modo di superare le paure è conoscerle e diventare il narratore della propria storia. Poco importa che l’esito finale del film non sia dei migliori e che l’operazione non abbia nessun elemento che gli permetta di diventare un classico. Nonostante il genio creativo di Kaufman, la storia è nel complesso banalotta, ma allo stesso tempo Orion e il Buio resta un film a modo suo fondamentale per smuovere il ristagnamento della narrativa per bambini. Un peccato che la DreamWorks non abbia voluto rischiare fino in fondo, portando il film in sala.
In conclusione, Orion e il Buio è senz’altro un film interessante, tutt’altro che esemplificativo della cinematografia per bambini, che vive di franchise infiniti e di buonismo, ma è invece l’esperimento di una narrazione più complessa offerta forse al pubblico più importante di tutti. Anche se in generale la storia resta semplice e con pochi elementi di spicco, la firma di Kaufman fa sì che questo titolo si distingua, nella speranza che funga da monito agli altri autori.
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Alberto Militello