Hayao Miyazaki nel corso della sua lunga carriera ha consegnato alla storia del cinema numerosi capolavori, come Il mio vicino Totoro (1988) e Il castello errante di Howl (2004), insieme ai più acclamati Princess Mononoke (1997) e La città incantata (2001). Allo stesso tempo, un’opera significativa che spesso viene tralasciata nell’elenco dei grandi lavori realizzati dal maestro dell’animazione giapponese, sebbene sia altrettanto meritevole di attenzione e di elogio, è Nausicaä della Valle del vento (1984), adattamento dei primi capitoli del manga omonimo. Il secondo lungometraggio di Miyazaki non ha nulla da invidiare agli altri episodi maggiormente discussi della sua produzione filmografica, anticipandone in alcuni casi i temi centrali.
Nausicaä della Valle del vento è infatti un’interessante esplorazione della tematica ambientalista, affrontata a partire da uno scenario distopico che viene presentato allo spettatore attraverso una commistione ibrida tra il sci-fi e il fantasy. Se da un lato vi è infatti un tentativo da parte di Miyazaki di presentare un contesto realistico, ossia plausibile in rapporto al background narrativo nel quale è calato, dall’altro vi è un continuo ricorso all’elemento del fantastico, come individuabile ad esempio nella figura dell’Ohmu (il “mostro-tarlo” nella versione italiana) o dei cosiddetti guerrieri invincibili. Nello specifico, l’Ohmu è un insetto gigantesco il cui nome sembrerebbe derivare dall’espressione ō–mushi (il “re degli insetti”, in giapponese), oltre che dai vermi della sabbia di Dune (Frank Herbert, 1965). I guerrieri invincibili sono invece delle antiche armi belliche il cui impiego in guerra ha rischiato in passato di causare l’annientamento dell’umanità, determinando allo stesso tempo una serie di alterazioni all’ecosistema del pianeta che, nell’epoca in cui è ambientato il film, impediscono alle poche civiltà umane rimaste di vivere in pace.
Al centro della trama, infatti, vi è la Giungla Tossica, un ambiente che ricopre gran parte del pianeta, estremamente pericoloso per l’essere umano in quanto popolato da enormi insetti mutati e condizionato da un’aria irrespirabile. La protagonista del film, la principessa Nausicaä della Valle del vento, sostiene che le creature che risiedono nella Giungla Tossica non siano realmente pericolose, e il suo obiettivo consiste nel cercare di convincere gli abitanti del suo regno della loro bontà, nella speranza di una convivenza pacifica tra le due parti. Tuttavia, la guerra tra il regno di Tolmechia, in possesso di un guerriero invincibile sopito, e il regno di Pejite rischia di rendere inutili i tentativi di sensibilizzazione operati dalla giovane principessa, che si troverà così nel bel mezzo di uno scontro che rischierà di mettere nuovamente in serio pericolo la sorte del pianeta.
Ispirato dal folklore giapponese, e in particolare dal racconto del XII secolo Mushi mezuru himegimi (La principessa che amava gli insetti), Hayao Miyazaki concentra nel suo Nausicaä della Valle del vento una serie di temi che, a partire dalla preoccupazione ecologica sino ad arrivare persino al sottotesto religioso, rendono il film un’opera estremamente densa di riflessioni sull’uomo e sul suo ruolo nei confronti del mondo. Senza voler ridurre la propria visione ad un mero scontro manicheo tra il bene e il male, il regista giapponese sottolinea la futilità della guerra, del tentativo di prevaricare sull’altro, non limitandosi solamente all’uomo stesso, ma estendendo il discorso all’universo animale e vegetale.
Le tensioni e le spinte ecologiche veicolate da Miyazaki nel film non contengono precetti che impongono ad una lotta materiale, bensì, nella loro rappresentazione visiva attuata attraverso la principessa Nausicaä, si soffermano in particolar modo sulla necessità da parte dell’essere umano di abbandonare le differenze individuali percepite e il ricorso alle armi per diventare un tutt’uno armonico con l’alterità, dove con alterità si intende per esteso tutto ciò che ci circonda.
Inoltre, Miyazaki con questo film avvia il proprio personale tentativo – proseguito concretamente nel resto della sua produzione cinematografica – di assegnare al ruolo femminile una spiccata componente autoriale che sottintende il suo pensiero. Nausicaä si impone infatti come una donna forte (insieme alla regina tolmechiana Kushana, dalle idee tuttavia diametralmente opposte) in un mondo ancora in parte dominato da una visione del potere strettamente maschile – si pensi ai tratti caratteriali tipicamente maschili che le due ragazze devono esibire per ottenere il consenso e l’approvazione dei loro popoli – riuscendo in parallelo a legittimarsi come una figura quasi cristologica. In tal senso, la salvezza del mondo non può che passare dal percorso di ricerca di chi propone la via migliore per preservare l’integrità della natura stessa, senza porre alcun piano al di sopra dell’altro. La coesistenza tra i diversi domini che popolano il nostro pianeta, riconducendo così le parti al loro intero, sembra essere per Hayao Miyazaki una possibilità reale, se ricercata unitariamente da ciascuno di noi.
Daniele Sacchi