Un’altra grande annata di ottime produzioni cinematografiche si sta per concludere e per ogni amante della settima arte è arrivato il momento di guardarsi alle spalle e fare il punto della situazione. Critical Eye vi presenta così una selezione delle pellicole più interessanti uscite in sala nel corso degli ultimi 12 mesi. Similmente a quanto avvenuto nell’articolo relativo al 2018, questa breve lista – assolutamente non esaustiva – dei migliori film del 2019 non è da intendersi come una classifica ma semplicemente come un elenco di opere che, come raccontato nelle rispettive recensioni, riescono per un motivo o per un altro ad emergere come significative.
C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD
In C’era una volta a… Hollywood, Quentin Tarantino torna come di consueto a celebrare il cinema, raccogliendo il proprio amore per la settima arte in una pellicola che di fatto si presenta stilisticamente e, in parte, anche narrativamente come la summa della sua poetica e estetica cinematografica. C’era una volta a… Hollywood è un grande omaggio a un’epoca precisa, gli anni ‘60, reso brillantemente nel connubio tra la dissoluzione del racconto e il trionfo delle immagini.
La recensione: https://www.criticaleye.it/cera-una-volta-a-hollywood/
J’ACCUSE
La carica espressiva del J’accuse di Roman Polański non si percepisce molto nel titolo con il quale il film è stato distribuito internazionalmente e che richiama il romanzo dal quale il regista polacco ha preso ispirazione, An Officer and a Spy (L’ufficiale e la spia). Se da un lato si perde il riferimento a Émile Zola, dall’altro però si ha il pregio di stabilire sin da subito il focus principale della pellicola: Polański non prende infatti la via facile del film storico e semi-documentaristico ma rielabora le vicende attorno al famoso affare Dreyfus in maniera originale attraverso gli stilemi del thriller investigativo, con il supporto di un perfetto Jean Dujardin nei panni di Georges Picquart.
La recensione: https://www.criticaleye.it/jaccuse/
JOKER
Todd Phillips abbandona le commediole puerili con le quali si è di fatto costruito una carriera (in un percorso molto simile a quello intrapreso dal collega Craig Mazin, ideatore della serie di HBO Chernobyl) e con Joker riesce a sorpresa a proporre un lavoro estremamente maturo, crudo, viscerale. Phillips crea la sua personale versione del personaggio dei fumetti DC, strizzando l’occhio a The Killing Joke e a Martin Scorsese, senza tuttavia risultare mai derivativo e andando oltre ogni aspettativa, grazie anche all’immensa prova attoriale di Joaquin Phoenix. Se già Christopher Nolan ci aveva abituati bene con la sua trilogia dedicata a Batman, ora ritornare alle decine di film di dubbio gusto in salsa Marvel (ma anche DC, pensiamo ad esempio ad Aquaman) sarà un’impresa ardua.
La recensione: https://www.criticaleye.it/joker/
L’IMMORTALE
C’è spazio ovviamente anche per l’Italia in questa lista dei migliori film del 2019. Non si tratta dei seppur buoni Il primo re (Matteo Rovere) e Il traditore (Marco Bellocchio), che meritano comunque una visione, bensì de L’immortale di Marco D’Amore. Il film del regista e attore campano, pur essendo irrimediabilmente correlato a Gomorra – La serie, brilla di luce propria, riuscendo a trascendere i confini tra cinema e serialità nel suo proporsi come una pura esperienza cinematografica capace di veicolare attraverso la forza delle sue immagini un’impressionante carica espressiva ed emozionale.
La recensione: https://www.criticaleye.it/limmortale/
LA VÉRITÉ
Alcuni lo hanno definito come un film «troppo francese», ma la realtà è che La vérité (Le verità) si dà come un perfetto esempio di come Hirokazu Kore-eda lavori sul testo filmico e in particolare sull’intimità delle relazioni umane, sul detto e non detto, sul significato dell’idea di legame. Il tema della famiglia, vero e proprio trait d’union della filmografia del regista nipponico, ritorna anche qui ma sotto una luce diversa, nell’esame di un rapporto tra madre (Catherine Deneuve) e figlia (Juliette Binoche) nel quale il cinema si trova a giocare un ruolo fondamentale.
La recensione: https://www.criticaleye.it/la-verite/
MARRIAGE STORY
L’attenzione alla complessità delle relazioni umane ritorna anche in Marriage Story (Storia di un matrimonio) di Noah Baumbach, un altro film character-driven all’interno di questa lista che riesce in più occasioni ad essere allo stesso tempo serio, divertente e toccante. La forza della pellicola risiede tutta nel cast eccezionale, trainato dalle ottime performance di Adam Driver e di Scarlett Johansson, e nella sceneggiatura scritta dallo stesso Baumbach. Il regista statunitense racconta le complessità attorno al processo di separazione lasciando da parte ogni forma di idealismo, radicandole nella concretezza del reale e prestando una gran cura nella rappresentazione degli stati d’animo dei suoi personaggi e di come questi influenzino le loro azioni.
La recensione: https://www.criticaleye.it/marriage-story/
MIDSOMMAR
A solo un anno dal terrificante Hereditary, Ari Aster torna sul grande schermo con il bizzarro e sconvolgente Midsommar. Se in Hereditary la volontà era quella di realizzare una sorta di riproposizione in chiave moderna del Rosemary’s Baby di Polański, nel caso di Midsommar ci troviamo di fronte ad un nuovo The Wicker Man. Tuttavia, una volta messi da parte gli evidenti riferimenti in termini di immaginario, il cinema di Aster riesce ad essere incredibilmente personale. Midsommar infatti è un horror innovativo, girato quasi interamente in piena luce, capace di mescolare un’estetica intrinsecamente legata alla dimensione dell’occulto e dell’esoterico con la necessità di riflettere sulla crisi e sulla precarietà dell’essere umano, il tutto accompagnato da una regia precisa e attenta nel mostrare allo spettatore le cose giuste al momento giusto, reinterpretando a modo suo i meccanismi propri del foreshadowing.
La recensione: https://www.criticaleye.it/midsommar/
NOI
Midsommar non è l’unico horror ad apparire in questa lista relativa ai migliori film del 2019. Da un punto di vista completamente differente, anche Noi di Jordan Peele riesce a modo suo ad essere un prodotto originale e fuori dagli schemi nel vasto panorama di film appartenenti allo stesso genere. Peele riparte dalle consapevolezze già emerse in Get Out – Scappa e riprende il proprio personale tentativo di attuare un processo di vera e propria indagine sociale attraverso i suoi film, passando però in questo caso dalla tematica della discriminazione razziale a un discorso più generale sulla dicotomia noi/loro, in uno studio quasi dal carattere antropologico guidato da una strepitosa Lupita Nyong’o.
La recensione: https://www.criticaleye.it/noi/
PARASITE
Lo scontro dicotomico noi/loro si ripresenta anche in Parasite di Bong Joon-ho, con il regista sudcoreano che ritorna dopo l’esperienza americana di Snowpiercer e Okja a realizzare un film nella sua patria. Bong Joon-ho ci regala quello che probabilmente è il suo lavoro migliore, un film incredibilmente omogeneo a discapito dei numerosi cambi di stile presenti al suo interno. Parasite parla di lotta di classe ma lo fa con sottigliezza, evitando vacue digressioni politiche e muovendosi invece su un piano teso tra poesia e romanticismo, tra dramma e commedia, tra delicatezza e violenza.
La recensione: https://www.criticaleye.it/parasite/
THE KING
A differenza degli altri film qui citati, The King (Il re) di David Michôd è passato un po’ in sordina, snobbato sia dal pubblico sia dalla critica. Il motivo di tutto ciò è purtroppo facilmente intuibile. La pellicola del regista australiano, resoconto delle gesta di Enrico V liberamente ispirato al dramma di William Shakespeare, è un’opera perlopiù meditativa che invece di procedere con un ritmo sostenuto si sofferma maggiormente sulla dimensione interiore dei suoi personaggi, prediligendo la riflessione all’azione. E in realtà è proprio in questo equilibrio imperfetto tra le sue parti che The King riesce ad emergere come un prodotto cinematografico significativo, permettendo allo spettatore un’immedesimazione progressiva alle vicende proposte in modo da garantirgli un adeguato payoff emotivo nel momento in cui la contemplazione diventa pura azione.
La recensione: https://www.criticaleye.it/the-king/
MENZIONI SPECIALI
Infine, una menzione speciale ad alcuni dei migliori film dello scorso anno che nel nostro Paese sono stati distribuiti solamente nel 2019.
Burning – Lee Chang-dong (la recensione: https://www.criticaleye.it/burning/)
Climax – Gaspar Noé (la recensione: https://www.criticaleye.it/climax/)
Green Book – Peter Farrelly (la recensione: https://www.criticaleye.it/green-book/)
High Life – Claire Denis (la recensione: https://www.criticaleye.it/high-life/)
La favorita – Yorgos Lanthimos (la recensione: https://www.criticaleye.it/la-favorita/)
Daniele Sacchi