“Primal” di Genndy Tartakovsky – Recensione

Primal

Primal, l’ultimo lavoro per la TV di Genndy Tartakovsky, è un magnifico regalo agli amanti dell’animazione e alla parte di pubblico che con i suoi lavori ci è cresciuta. Alcuni tra i prodotti più caratteristici di Cartoon Network tra gli anni ‘90 e l’inizio del 2000 hanno, se non la sua firma, il suo contributo: è il creatore, ad esempio, de Il laboratorio di Dexter e Samurai Jack. Sembra, quindi, la conseguenza più naturale che anche Adult Swim, il canale di animazione per adulti di Cartoon Network, ospiti dei suoi lavori. Primal con quella genuinità e linearità dei cartoni per bambini, accostata a emozioni sicuramente più complesse e a una violenza tutt’altro che edulcorata, ci racconta l’evoluzione e la sopravvivenza, regalando una vivida rappresentazione della legge della natura.

Avendo come protagonista un uomo della preistoria e un dinosauro, la serie è praticamente muta, i personaggi non interagiscono a parole e ciò mette in risalto un importante lavoro effettuato sul mixaggio audio che ci immerge nella natura selvaggia e letale. L’unico obiettivo è sopravvivere. Questo forse è il vero stacco dal precedente Samurai Jack, che rimane un prodotto più adatto all’infanzia, pur contenendo in nuce tanti elementi poi sviluppati in Primal. In Samurai Jack il protagonista compie la più classica delle quest, affronta delle peripezie per ripristinare una tranquillità disturbata dal male. In Primal il trauma è indelebile, il vagare non ha nessuno scopo se non quello della sopravvivenza. In ogni scontro non c’è cattiveria da nessuna delle parti, solo il bisogno di ciascuno di adempiere la legge della natura: il tuo alleato è chiunque non ti voglia mangiare.

Primal

Tartakovsky in Primal ricorda che è possibile raccontare storie in pochissimo tempo, creare un legame emotivo in pochi minuti, o anche in pochi secondi, e che si può fare tutto ciò senza dire una parola. Insomma, dimostra la capacità di creare un qualcosa che sia universale, facilmente intellegibile, ma non per questo banale. Un’arte che in pochi sono in grado di maneggiare: l’animazione è, in questo, uno strumento privilegiato che sacrifica la verosimiglianza, l’accuratezza storica, la fisica, per restituirci qualcosa che sia più vero del vero.

Il proliferare dell’animazione per adulti, porta a ragionare sul fatto che l’animazione 2D resti forse tristemente legata al secolo scorso. Di fatto, il pubblico delle serie animate non è cambiato, è solo cresciuto. Il lavoro di Tartakovsky manifesta al meglio questa tendenza. Show come la nuova stagione di Samurai Jack, a quattordici anni di distanza dalla fine della serie, e come Primal, animati in 2D, vengono trasmessi su Adult Swim. La saga di Hotel Transilvania (di cui ha curato la regia e, dal secondo capitolo, anche la scrittura), invece, è animata in 3D ed è un prodotto destinato ai bambini, lasciando pensare che il target dell’animazione 2D, sia seriale che cinematografica, sia ormai quasi esclusivamente adulto.

Alberto Militello