Una delle critiche che viene mossa spesso alla piattaforma del colosso di Jeff Bezos, è la carenza o, addirittura, l’assenza di contenuti interessanti. Il motivo di queste osservazioni risale allo scarsa qualità degli algoritmi di suggerimento, i quali puntano a fare emergere quasi esclusivamente i contenuti più recenti e original. Quello in cui Prime Video eccelle però, superando di gran lunga i competitor, sono i suggerimenti “correlati”, quelli che, partendo da un titolo, suggeriscono titoli affini, esplorando sezioni della libreria altrimenti sconosciute e irraggiungibili. Quella che segue, quindi, non è una classifica, ma una lista di prodotti di grande interesse che possono essere trovati su Prime Video. Nello specifico, ecco cinque documentari, d’autore e non, che hanno al centro l’opera di grandi artisti.
Show Me the Picture: The Story of Jim Marshall (Bailey, 2019)
Gli anni ‘60 e ‘70 portano con sé cambiamenti storici importanti, in cui il gap generazionale si accentua come mai prima. Cambiamenti di cui si fa portavoce la musica, il cui palcoscenico è, ovviamente, l’America, gli Stati Uniti. Il documentario Show Me the Picture (se ne parla qui in maniera più approfondita) racconta la carriera e la tecnica di Jim Marshall, il fotografo che ha realizzato gli scatti più iconici e significativi degli artisti di quegli anni. Un personaggio tanto eccentrico quanto i soggetti delle sue foto, una tecnica e uno stile capaci di racchiudere in uno solo scatto l’essenza di un artista e di una generazione.
Janis (Berg, 2015)
In concorso al Toronto International Film Festival del 2015 e presentato nella sezione documentari della 72ª edizione della mostra del cinema di Venezia, Janis (qui il trailer) racconta la vita e la carriera di Janis Joplin, una delle voci femminili più caratteristiche e rappresentative del secolo scorso. Il documentario ha una forma molto lineare, priva di virtuosismi di alcun tipo, ma è tenuto in piedi dai contenuti. Joplin vive gli anni in cui, più che mai, il famigerato sogno americano si afferma con tutte le sue contraddizioni: da un lato la spinta a migliorarsi, dall’altro il costante senso di inadeguatezza che porta con sé. Disagio e ambivalenza completamente interiorizzati dalla cantante che vede accostati al grande talento e alla fama una grande tristezza e un costante bisogno di attenzioni.
Bruno Bozzetto Short Films Collection (Bozzetto, 2000)
Bruno Bozzetto è uno dei più famosi fumettisti e animatori italiani, creatore del famoso personaggio del Signor Rossi, emblema dell’Italiano medio. Non si tratta di un documentario in senso stretto, ma di un’antologia di corti, in sequenza non cronologica, che pure riescono benissimo a raccontare alla perfezione il punto di vista di un artista del secolo scorso rispetto ai cambiamenti storici e tecnologici, che spazia dalla fantasia pura ad una critica pungente degli usi della società di oggi, come anche di quella di ieri. L’unico punto debole dell’antologia è proprio la mancanza del Signor Rossi. Nella piattaforma, tuttavia, sono presenti anche altri lavori dell’artista, tra cui Allegro non troppo (1976).
Kinski, il mio nemico più caro (Herzog, 1999)
Non mancano nella piattaforma anche prodotti d’autore, e in particolare una nutrita collezione di pellicole di Werner Herzog come Fitzcarraldo (1982), Cobra Verde (1987), Aguirre, furore di Dio (1972) e documentari come Il diamante bianco (2006) o Kinski, il mio nemico più caro (1999). Quest’ultimo affronta la collaborazione tra il regista tedesco e Klaus Kinski, protagonista di alcune delle sue opere più importanti. Il documentario risulta di grande interesse perché non solo propone un retroscena di alcune produzioni di Herzog, ma offre anche uno sguardo sul processo creativo del regista, che emerge dal confronto con la personalità eccentrica ed esuberante di Kinski, e sull’apporto di quest’ultimo ai film stessi. Un uomo che portava con sé tante contraddizioni, tanto intrattabile e collerico, quanto profondo e professionale.
I fratelli Skladanowsky (Wenders, 1995)
Altra firma importante nel catalogo di Prime è quella di Wim Wenders. Tra i vari lavori che è possibile reperire sulla piattaforma, risulta emblematico il documentario I fratelli Skladanowsky del 1995. Tra messa in scena e interviste, si racconta un episodio particolarissimo della fine dell’Ottocento, degli anni della nascita del cinematografo, della lotta ai brevetti, ovvero l’invenzione del Bioscop da parte di Max e Emil Skladanowsky. Wenders rimette in scena episodi della vita degli inventori utilizzando lo stile dei film dell’epoca e alternandoli con un’intervista alla figlia di uno dei fratelli. Lasciando da parte il successo dello strumento, o meglio dell’insuccesso, è impossibile non restare coinvolti dalla passione e dall’entusiasmo di coloro che colsero da subito le potenzialità dell’immagine in movimento.
Alberto Militello