Lontano dagli occhi, più vicino al cuore. Questa è la condizione toccata in sorte a Ellen “Nelly” Ternan, un nome riaffiorato dai meandri del Tempo solo nel 1991 grazie al romanzo The Invisible Woman: Story of Nelly Ternan and Charles Dickens, scritto dalla biografa e giornalista inglese Claire Tomalin. Come nel migliore dei casi, il libro ha ispirato un adattamento cinematografico: stiamo parlando di The Invisible Woman (2013), diretto da Ralph Fiennes, il quale recita come protagonista al fianco di Felicity Jones (Star Wars: Rogue One, La teoria del tutto). Presentato al Toronto Film Festival e candidato all’Oscar per i Migliori costumi, il film è scaturito dalla penna di Abi Morgan, prolifica drammaturga e sceneggiatrice gallese, autrice di titoli come The Iron Lady (con protagonista il premio Oscar Meryl Streep) e Suffragette (con Carey Mulligan ed Helena Bonham Carter). Ed è infatti femminile il punto di vista che il film adotta, dando finalmente voce a quel nome riapparso magicamente, salvato dal dimenticatoio della Storia.
Inghilterra, Ottocento. La trama si snoda lungo un flashback, in un’alternanza tra passato e presente. La giovane Nelly (interpretata proprio da Felicity Jones), ultima di una famiglia estremamente contemporanea per l’epoca (sua madre, interpretata da Kristin Scott Thomas, è un’attrice e le sue sorelle sono tutte estremamente istruite e aspiranti teatranti), vive con il marito e sotto un nuovo nome, impegnata nella produzione di spettacoli teatrali, in particolare nell’adattamento di una commedia dello scrittore Charles Dickens.
Tormentata dai fantasmi passati (e un po’ perseguitata da un reverendo con qualche sospetto sulla sua vera identità), la ragazza segue il flusso dei ricordi, che ci riportano indietro ai tempi del suo appassionato ma fragile rapporto con il creatore di David Copperfield. Dickens – famoso, dispotico e vittima del proprio successo – s’innamora della ragazza, la quale diventa la sua più grande passione. Il loro è un incontro di anime, di menti affini: parlano di tutto, dalla letteratura al teatro, e Nelly è la prima lettrice delle opere del romanziere, sempre pronta a elargire appunti e consigli. Andata incontro allo scandalo dopo che Charles abbandona moglie e figli per la sua musa, Nelly sarà costretta a vivere nel segreto, invisibile agli occhi della società.
Ritorna il fil rouge che unisce la produzione di Abi Morgan: la condanna alla società nel suo tentativo di piegare le individualità al conformismo. Torna anche la tematica femminista, che rilegge la storia dal punto di vista delle sue protagoniste (più o meno “buone”), solitamente analizzate attraverso lo sguardo maschile. La scrittura di Morgan rivendica l’individualità di queste donne, i loro desideri e passioni, che siano il Primo Ministro inglese o le suffragette in lotta contro il sistema. Tuttavia, il film di Fiennes incappa nell’unico difetto di essere un biopic anche fin troppo classico, con il gusto per la rievocazione filologica e romanzata del passato che trasuda da ogni inquadratura. Ma resta lodevole il merito di aver dato finalmente voce a un’eroina così moderna per la sua epoca.
Margherita Montali