Che sia in crescita o in perdita, bisogna riconoscere a Netflix la capacità incredibile di indirizzare – se non addirittura creare – le tendenze di tutti i media, plasmando i gusti del pubblico di tutto il mondo. Netflix vanta un impianto mediatico spaventoso, facendo della pubblicità la sua arma più letale, in grado di segmentare il pubblico in maniera chirurgica. In questo meccanismo di copertura di tutti i tipi di spettatore, Netflix ha il merito di aver portato – o riportato – in auge in Italia la stand-up comedy, un genere tipicamente anglo-americano che nel nostro Paese vanta una storia particolare, perlopiù legata agli ambienti milanesi.
Questa rinascita netflixiana è condotta rigorosamente nel suo stile, incline alla “correttezza”. Questo tratto diventa particolarmente delicato in un genere che si basa proprio sulla scorrettezza, sullo scardinamento delle convenzioni e sull’affrontare in maniera diretta e dissacrante i tabù della società, come sforzo provocatorio di riflessione. Altra fondamentale restrizione è data dalla distanza imposta dallo schermo, in un’arte nata tra i tavoli dei bar (prima ancora dei teatri) e pesantemente legata alla compresenza del pubblico con il comedian.
Come sempre nella storia delle arti, per quanto si possano disprezzare i paletti posti dai committenti o dalle circostanze, è proprio nel rapporto con i limiti che si scopre la natura dell’artista. Di seguito, cinque show che riescono a portare in scena una stand-up convincente e esilarante, pur considerate le circostanze del caso.
Ricky Gervais – SuperNature
Analizziamo subito l’ultimo spettacolo di Ricky Gervais, quello che può definirsi in maniera oggettiva il re della stand-up comedy a livello mondiale, per risultati ottenuti e per la libertà con cui riesce a raccontare le ipocrisie della società. In SuperNature, il comico inglese aggira in maniera tanto semplice quanto eccezionale quel famoso limite imposto dalla circostanze. Raccontando i meccanismi della comicità e del sarcasmo, Gervais si permette di ignorare ogni sorta di limite con la scusa della natura didattica del discorso, ad esempio scherzando – ma neanche troppo – sul fatto che essendo lo show già stato acquistato da Netflix non ci sia alcun motivo per frenarsi.
Taylor Tomlinson – Look At You
Taylor Tomlinson – una ventata di aria fresca nel mondo della stand-up comedy – è una nativa digitale che ha già inglobato, essendoci cresciuta dentro, i linguaggi e le tematiche del mondo attuale, contrariamente ai suoi colleghi più anziani che sono passati dalla TV alle piattaforme. Dopo il grande successo del suo primo show su Netflix Quarter-Life Crisis, in cui mette sotto la luce dei riflettori la vita e i problemi dei millenials, in Look at You torna più carica che mai a parlare di salute mentale, mettendosi a nudo e parlando con disinvoltura e con ironia di bipolarismo e psicofarmaci. In questo modo riesce a trattare ina maniera divertente e dissacrante una tematica che però è molto cara alla piattaforma statunitense.
Saverio Raimondo – Il satiro parlante
Unico italiano che trova uno spazio in questa lista, Saverio Raimondo è, nella comicità italiana, tra le persone che sono state maggiormente in grado di adattare e personalizzare il genere della stand-up per il nostro Paese, sostanzialmente traducendo efficacemente le tempistiche irraggiungibili della lingua inglese. Non è l’unico ad avere uno show su Netflix, ma tra tutti è quello che offre una comicità con la C maiuscola, capace di parlare a un pubblico universale, lontano dalle scenette, dagli stereotipi dall’inseguimento della risata fine a se stessa. È comunque interessante l’influenza che questo genere di visibilità ha portato alla stand-up nostrana, da sempre piuttosto marginale, adesso in crescita costante rendendo famosi i “veterani” e spianando la strada per i nuovi talenti.
James Acaster – Repertoire
Repertoire di James Acaster è la più classica stand-up comedy all’inglese, uno humor scorretto alla ricerca delle falle e delle scappatoie del sistema, ma estremamente “pulito” nei modi. Perfetto per Netflix, ma tutt’altro che povero di contenuti e di ironia. Nel suo delirio alla ricerca di risoluzioni geniali per problemi banali c’è un invito, una chiamata al ragionamento, al pensiero che poi è uno dei fondamenti del genere comico.
Louis C.K. – Louis C.K. 2017
Si arriva in ultimo a una delle questioni più spinose e uno dei nomi più dibattuti dello showbusiness americano. Separando l’artista dalla persona, il discorso è semplice: Louis C.K. è in grado con la sua comicità scorretta e il suo black humor caustico di impostare uno show esilarante, acuto, profondo e perfettamente strutturato. La cosa che più di tutto fa discutere, però, rompendo forse un po’ quell’aria di integrità che Netflix ha costruito negli anni, è la scelta del colosso dello streaming di tenere online tutti i suoi show, nonostante le accuse di abuso rivolte all’autore.
Alberto Militello