Gianni Amelio porta sullo schermo il caso Braibanti, una delle pagine più buie nella storia del diritto italiano. Attraverso la finzione storica, Il signore delle formiche indaga quei meccanismi di omofobia, discriminazione e lacune legali che sono alla base di numerosi problemi presenti ancora oggi nei nostri sistemi politici e giuridici, evidenti come non mai specialmente nella burrascosa stagione elettorale attuale.
Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) è un ex partigiano, filosofo, drammaturgo e mirmecologo italiano, nonché una delle figure intellettuali più di spicco nel secondo dopoguerra. Omosessuale dichiarato, il professore allaccia una relazione romantica con un suo studente, il giovane aspirante pittore Ettore Tagliaferri (Leonardo Maltese). In un’Italia omofoba e intollerante, sostenuta da istituzioni ignoranti e compiacenti, la loro storia d’amore naufraga quando la famiglia ultracattolica e di rimando fascista di Ettore si “riprende” il ragazzo, cercando di “curarlo” dalla sua omosessualità tramite elettroshock e isolamenti. Intanto, Braibanti viene accusato di plagio dai Tagliaferri, dando avvio ad un’odissea giudiziaria in cui il vero scopo dell’accusa è condannare il rapporto amoroso in corso tra i due uomini.
Il signore delle formiche mette in scena un processo kafkiano che il filtro della distanza temporale ci fa apparire assurdo e quasi risibile nei suoi stereotipi esagerati, ma che spaventa se contestualizzato nell’ambiente che l’ha generato. La legge di “plagio” utilizzata per incastrare il protagonista è di introduzione fasciste, viene impugnata dalle istituzioni italiane e difesa da PM e giudici. Il film di Amelio sembra indicare, nell’incapacità italiana di ripulirsi pienamente dai residuati fascisti, il germe di un problema sociale che riverbera fino al presente.
Se Lo Cascio conferma la sua capacità di attore con un’ottima interpretazione, la novità più interessante è rappresentata dal giovane Leonardo Maltese, qui al suo esordio cinematografico. Nonostante Braibanti sia il soggetto principale del processo, è in Ettore che lo spettatore può vedere lo spettro più crudele dell’intolleranza e delle ingerenze. Attraverso l’elettroshock e il sopruso mentale, il personaggio di Ettore muta fisicamente e psicologicamente, senza perdere però la sua innocenza e il suo affetto per il professore. A questa trasformazione e alla sua resilienza è dedicato un lungo primo piano che dura per tutta la sua deposizione al processo, mostrando drammaticamente i segni dei trattamenti disumani ai quali è stato sottoposto.
Il signore delle formiche non è una fedele ricostruzione del caso Braibanti, è una drammatizzazione che in certi passaggi piega la storia a favore di finalità narrative, in particolare per la costruzione del personaggio di Elio Germano, indefesso giornalista dell’Unità che lotta contro il sistema e contro il suo giornale per la verità. Nonostante la parziale accuratezza, e nonostante alcuni cliché della rappresentazione cinematografica dell’omosessualità, il film di Amelio riesce comunque a sollevare questioni stimolanti, che assumono valore ancora maggiore grazie al tempismo dell’uscita cinematografica, che rendono il film un monito su un ideale, purtroppo mai veramente epurato, ancora presente in numerose forze politiche italiane.
Gianluca Tana