Disclaimer di Alfonso Cuarón, la recensione della miniserie

Disclaimer

«Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti non è puramente casuale». Così si apre The Perfect Stranger (“il perfetto sconosciuto”), il romanzo al centro delle vicende raccontate in Disclaimer di Alfonso Cuarón, la nuova miniserie Apple in sette episodi presentata all’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il disclaimer di The Perfect Stranger anticipa senza mezzi termini il punto centrale della serie: il rapporto tra la realtà e la finzione, tra le peculiarità di una “vita vissuta” e tutte le sue possibili reinterpretazioni e risemantizzazioni.

In Disclaimer, Cate Blanchett è Catherine, una giornalista di successo che un giorno scopre di essere al centro di un misterioso romanzo, The Perfect Stranger appunto. Il testo è stato autopubblicato con uno pseudonimo da qualcuno che vuole cercare di nascondere la sua identità. Oltre a tutto ciò, un ex professore di nome Stephen (Kevin Kline) riserva un forte rancore nei confronti di Catherine per un fatto tragico accaduto diversi anni prima. Nel corso della miniserie, la “verità” di quanto accaduto diventerà sempre più incerta e fumosa, finendo per creare numerosi disagi nel rapporto tra Catherine e la sua famiglia, composta dal marito Robert (Sacha Baron Cohen) e dal figlio Nicholas (Kodi Smit-McPhee).

Disclaimer, che a sua volta prende ispirazione dal romanzo omonimo di Renée Knight, è costruita di fatto come un racconto letterario. I punti di vista sono molteplici, spesso accompagnati da un voice-over che descrive i pensieri e le azioni dei personaggi, ma attraverso la prospettiva classica del narratore inattendibile. Persino nella sua struttura, la serie di Cuarón cerca di mettere apertamente in crisi il concetto di “verità”, architettando mano a mano un sentiero decostruttivo di tutto ciò che viene dato come reale, concreto, tangibile. È il personaggio di Stephen, in tal senso, ad operare come agente del caos, determinato a portare a compimento a tutti i costi la sua spietata vendetta contro Catherine.

Catherine, dal canto suo, vive una doppia esistenza, portata in scena rispettivamente da Cate Blanchett – che, specialmente negli ultimi episodi, dimostra ancora una volta di essere tra le migliori attrici di quest’epoca – e dalla sorprendente Leila George D’Onofrio, la quale interpreta la protagonista da giovane. Sono proprio i flashback di una vacanza veneziana, incursioni nel passato taglienti e anche sessualmente esplicite, uno dei tanti punti di forza della serie, che non si tira indietro quando la materialità cartacea di The Perfect Stranger finisce per trasformarsi in pura realtà immaginifica.

A questi elementi si aggiungono uno sguardo registico di prim’ordine (stiamo pur sempre parlando di un maestro come Cuarón), una direzione della fotografia perfetta nell’attribuire una vitalità visiva differente a ciascun personaggio (il merito è dei grandissimi Emmanuel Lubezki e Bruno Delbonnel) e una colonna sonora ricercata e sempre sul pezzo, curata da Finneas O’Connell. Disclaimer si svolge, più che come una serie, come un lungo film della durata di quasi sei ore: i ritmi sono dilatati e non vi è alcun cliffhanger o altre soluzioni per cercare di mantenere ancorata l’attenzione spettatoriale. Per questo, basta semplicemente l’arguzia del suo racconto – un’analisi serrata sulla società di oggi, sulla cancel culture, ma anche sulla genitorialità – così come lo studio caratteriale attento ad ogni dettaglio e l’estrema cura della sua messa in scena.

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Daniele Sacchi