A tre anni di distanza dalla sua ultima fatica (Vice), Adam McKay ritorna dietro la macchina da presa con Don’t Look Up, un intelligente dramedy che vede come protagonista l’ottusità dell’intera umanità. A trainare un cast stellare, tra cui spiccano Meryl Streep, Timothée Chalamet e Jonah Hill, sono due dei più grandi attori in circolazione, Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence: un mix di star inedito ed eccellente capace di donarci una delle più belle performance corali mai viste sullo schermo.
Nel film, una dottoranda in astronomia scopre una cometa sconosciuta destinata ad entrare in rotta di collisione con la Terra entro pochi mesi. Con l’aiuto del suo mentore e professore, la ragazza prova in tutti i modi ad avvisare le più alte cariche dello Stato della minaccia imminente. A nulla, però, serviranno i colloqui con la Casa Bianca o con i media nazionali e questo pericolo, inizialmente arginabile, diventerà presto altamente distruttivo, potenzialmente peggiore dell’evento che ha portato all’estinzione dei dinosauri.
Adam McKay riesce a mettere in scena un vero e proprio dramma utilizzando lo stupore e l’incredulità del pubblico come deterrente per aggiungere sarcasmo ed ironia alle vicende che i due protagonisti si trovano a dover affrontare. Guardando il film, si riesce a percepire quel senso di impotenza e di insofferenza verso il reale che, negli ultimi anni, è diventato un po’ il sentimento comune di tutti. Esattamente come i personaggi interpretati da Leonardo DiCaprio e da Jennifer Lawrence, anche la maggior parte delle persone ha cercato, nel suo piccolo, di convincere altri individui che la pandemia che tutt’oggi stiamo vivendo non è semplicemente una teoria cospirazionista ma un vero e proprio pericolo per l’umanità. In Don’t Look Up, molte situazioni ci sembrano familiari e, per questo, dissacranti e facili da ridicolizzare. I comportamenti dei media e delle alte cariche politiche mondiali sono proprio una rivisitazione (a tratti anche poco estremizzata rispetto alla realtà) di quelle che già individuiamo come attitudini appartenenti ad una specifica sfera sociale e politica.
Dal punto di vista tecnico, il regista cerca di mettere da parte il solito ritmo frenetico che contraddistingue molti dei suoi film per cercare di soffermarsi sul tempo, un tempo che, per i protagonisti del film e per l’intera umanità, è limitato e incombente seppur solamente per le poche persone effettivamente consapevoli del pericolo. Anche la sceneggiatura risulta alleggerita da termini lontani dal vocabolario popolare e, pur limitandosi ad analizzare scientificamente il fenomeno solamente nella prima sequenza del film, questa scelta rende la minaccia astronomica ancora più vicina a tutti. Una vicinanza che, però, si limita alla conoscenza linguistica e non a quella effettiva, poiché, come si vedrà poi nel film, a nessun essere umano è stato concesso il tempo per elaborare il pericolo e per decidere cosa fare della propria vita.
Uno dei pregi più evidenti del film, come preannunciato in apertura, è sicuramente la fantastica armonia creata dal cast. La direzione degli attori, soprattutto in casi come questi dove il livello di tutti è decisamente sopra la media, è fondamentale per bilanciare le grandi presenze sullo schermo, dal momento che si rischia di cucire un ruolo troppo preponderante su un determinato attore affidandosi al suo oggettivo talento. Ogni personaggio, invece, ha una funzione fondamentale che aiuta sia lo svolgersi delle azioni sia la controparte che interagisce con lui/lei in un determinato momento, creando pochi stacchi e tanta coesione.
Infine, un’altra nota degna di merito è sicuramente il brano di chiusura interpretato da Ariana Grande e Kid Cudi, Just Look Up, il quale merita sicuramente la candidatura come miglior canzone durante la prossima stagione di premi. Il testo del brano, come anche il film, mette abilmente insieme commedia e dramma ed accompagna lo spettatore verso un epilogo doloroso e inevitabile, dove tutti i tentativi pieni di speranza raccontati durante il film finiscono miserabilmente risucchiati in un buco nero di ingenuità e di ignoranza.
Erica Nobis