Combattere la solitudine e cercare di aprirsi nei confronti dell’alterità: è ormai diventato il mantra di molte produzioni cinematografiche contemporanee, una continua spinta alla vicinanza e all’empatia in contrasto con le tensioni prevaricatrici che spesso, nell’era social, sembrano darsi come predominanti. Il richiamo al contatto con l’altro è anche il trait d’union di Insieme per davvero (Together Together il titolo originale), il secondo lungometraggio di Nikole Beckwith che prende le mosse dal tema dell’utero in affitto per direzionare il proprio sguardo verso un discorso meno concentrato sulla questione etica e maggiormente preoccupato ad esaminare ciò che, nel profondo, ci unisce l’un con l’altro.
L’operazione di Beckwith è delicata ma tocca le corde giuste, ricorrendo ai toni della commedia indipendente americana alla Sundance – leggera ma con i piedi per terra, ben ancorata alle problematiche del reale e lontana dalle tipiche rom-com hollywoodiane – per delineare il proprio percorso di indagine sulle relazioni umane. Al centro della narrazione troviamo Matt (Ed Helms), un uomo sulla quarantina che vorrebbe diventare padre, e Anna (Patti Harrison), una giovane ventenne che si propone come madre surrogata. Inizialmente ossessionato dal voler preservare Anna in quanto “madre-contenitore”, Matt muterà progressivamente la sua attitudine verso la ragazza mano a mano che inizierà a conoscerla più intimamente.
Insieme per davvero è un ritratto genuino sul valore dell’amicizia e sul contatto con l’altro. Nell’incontro tra due personalità sole, desiderose di trovare un significato alla propria esistenza, si manifesta con una profonda insistenza la necessità di cambiare lo sguardo nei confronti della vita e verso ciò che ci offre, alla ricerca di un legame che ci permetta di continuare a guardare al reale come sorgente di possibilità e non come fonte di disagio. La chiave di svolta consiste nell’eliminare la propria autopercepita inadeguatezza per rimettersi in cerca della felicità, non mettendo tra parentesi la realtà ma imparando ad abbracciarne anche le contraddizioni, senza lasciarsi schiacciare da nulla.
In Insieme per davvero, Anna e Matt si muovono dunque da una sequenza all’altra cercando di schivare abilmente stigmatizzazioni, giudizi non richiesti, tabù anacronistici. E lo fanno insieme, seguendo una via che mano a mano abbraccia la necessità di lasciarsi alle spalle tutto ciò che va a minare un equilibrio individuale che per essere ritrovato non può accettare la dimensione dello scontro, bensì deve abbracciare la centralità dell’empatia. Lo sguardo registico accompagna leggero e ben celato Anna e Matt nel cammino che li porterà a comprendere il loro ruolo nel mondo, senza particolari guizzi, certo, ma senza neanche forzature eccessive. Nikole Beckwith ci racconta una storia profondamente umana, capace di essere divertente ma all’occasione anche seria, a tratti caricaturale ma mai davvero sopra le righe. Un buon traguardo per un’opera all’apparenza senza pretese ma che riesce in modo inaspettato a rappresentare adeguatamente alcune delle maggiori complessità delle relazioni umane.
Daniele Sacchi