Nel silenzio e nell’oscurità gli echi dell’ultimo grido di dolore di Superman si espandono nell’etere raggiungendo personaggi e mondi vicini e lontani da noi. Un grido che si propaga dalla più prossima Lois Lane e che è capace di arrivare e toccare personaggi a noi sconosciuti, come Cyborg (Ray Fisher), e mondi estremamente lontani come quello degli atlantidei e delle amazzoni, tutti custodi delle tre misteriose “scatole madri” che, improvvisamente, prendono vita. Così Zack Snyder apre il suo Justice League, presentando al pubblico un prologo al limite della perfezione, dove la sceneggiatura lascia pienamente campo alle immagini per mostrare l’antefatto di quella che sarà, a tutti gli effetti, una vera e propria epopea. Oltre al prologo, Snyder decide di suddividere il suo racconto epico in sei capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad approfondire da diversi punti di vista una linea narrativa complessa che poi andrà a confluire nell’ adrenalinico finale.
Nel primo capitolo, infatti, vediamo Bruce Wayne (aka Batman, interpretato da Ben Affleck) intento a cercare di formare una squadra di supereroi per fronteggiare la minaccia incombente. Nel film precedente, assemblato da Joss Whedon, questa fase era stata affrontata frettolosamente, andando incontro a pesanti vuoti narrativi che lasciavano scoperta sia la psicologia del personaggio principale, motore dell’intera unione, sia quelle dei suoi “aiutanti” che, peraltro, il pubblico ancora non conosceva. Se da un lato, infatti, Wonder Woman (Gal Gadot) era già comparsa sul grande schermo nel suo film standalone, dall’altro lato i caratteri e le figure di Aquaman (Jason Momoa) e Flash (Ezra Miller) erano ancora un mistero per lo spettatore.
Il secondo capitolo è, invece, dedicato ad un passato assai remoto dove – spiega Diana – uomini, atlantidei, amazzoni e altre popolazioni si erano unite per far fronte alla stessa minaccia – il temibile Darkseid – che è in procinto di ritornare per colpire, questa volta, il mondo moderno. Snyder mette in scena Justice League come se provenisse da un passato leggendario, molto lontano dal mondo che i nostri eroi conoscono e in cui vivono. Se in passato quella stessa battaglia contava numerosi e sanguinari eserciti, ora il problema sembra sussistere proprio nella carenza di eroi adeguatamente preparati per il pericolo rappresentato da Darkseid. Ecco quindi che, analizzando la funzionalità delle scatole, ai nostri protagonisti viene in mente di riportare in vita Superman (Henry Cavill), l’eroe per eccellenza e forse l’unico in grado di fronteggiare la potenza di un nemico potente come Darkseid.
Tutto ciò viene affrontato nei capitoli 3 e 4 con un intermezzo molto interessante dedicato alle back stories di Flash e Cyborg che, finalmente, vengono presentati al pubblico come dei veri e propri personaggi e non come degli aiutanti-pedine arruolati solo per “fare numero”. Con l’arrivo di un Superman inedito (con un costume all black), i giochi possono realmente iniziare e l’epica battaglia per sottrarre le scatole a Darkseid e al suo servo Steppenwolf, che abbiamo visto all’inizio del film, può finalmente replicarsi.
Ma Zack Snyder non si ferma qui. Nell’epilogo, che chiude (forse per sempre) l’eredità DC del regista, vediamo Bruce Wayne, e quello che rimane della Justice League, allearsi con due dei suoi acerrimi nemici, Joker (Jared Leto) e Deathstroke (Joe Manganiello), per fronteggiare quello che sembra a tutti gli effetti l’Evil Superman in un potenziale futuro post apocalittico. Sarà una semplice premonizione oppure un futuro molto più vicino di quello che i nostri eroi si potrebbero mai immaginare? Purtroppo, esattamente come in questa disastrosa visione, anche i programmi della DC non sono ancora chiari. Certo è che con questa versione sono in molti ad aver rivalutato la squadra di supereroi capitanata da Batman, ma purtroppo oltre ai film già annunciati su Flash, Deathstroke, Black Adam e Aquaman, ancora non sappiamo cosa ne sarà dell’immensa visione di Snyder.
Sicuramente questo film, che effettivamente solo con questa nuova cut si può definire tale, è un viaggio epico contemporaneo che affronta numerose tematiche pur restando sempre fedele al “marchio DC” che lo contraddistingue. Per le modalità in cui è stato distribuito, Justice League gode di un ottimo ritmo – pur avendo una durata importante – ma quasi sicuramente questa versione avrebbe saltato l’uscita in sala e sarebbe stato difficile proporla al pubblico cinematografico. Sicuramente l’opera non avrebbe avuto lo stesso effetto se accorciata ad una “durata commerciale” e, quindi, la DC ha messo in pratica una mossa astuta rilasciandolo direttamente in piattaforma. Certo, con il taglio in 4:3 – sicuramente non ottimale per una fruizione contemporanea televisiva di un cinecomic – la questione si fa spigolosa ma, essendo una visione personale dell’autore, lasciamo pure a Snyder quello che è di Snyder.
Erica Nobis