Cedric Nicolas-Troyan arriva alla direzione del suo secondo lungometraggio dopo un esordio non particolarmente brillante, il poco riuscito Il cacciatore e la regina di ghiaccio (2016), sequel del mediocre action movie Biancaneve e il cacciatore (2012). Per Netflix dirige Kate, un luminoso e adrenalinico film d’azione al femminile con protagonista Mary Elizabeth Winstead, perfettamente calata nella parte.
Kate è una killer altamente addestrata fin dall’infanzia. Nella sua carriera non ha mai fallito un colpo, ma ora ha deciso di mettere fine alla sua vita di violenze. Se c’è qualcosa che i film di spionaggio ci hanno insegnato, però, è che non è facile ritirarsi incolumi da questo mondo: la giovane assassina, infatti, avrà poco tempo per capire chi la vuole morta. Se c’è un punto di forza nel film di Nicolas-Troyan non è certo la trama, che procede su binari già visti e sfruttati, partendo da una situazione mortale per arrivare ad un plot twist telefonato e intuibile già dopo i primi dieci minuti. Per lavori come Kate la trama non è nient’altro che un accessorio in cui incastonare scene d’azione e luci al neon. Il film è infatti un action della scuola di John Wick, o per meglio dire un action della scuola dei videogames, fortemente debitore all’estetica videoludica.
Proprio come in un videogioco, la storia è costituita da un susseguirsi di “livelli”, in cui la protagonista deve affrontare nuovi nemici via via sempre più potenti fino al climax dello scontro con il final boss. Si tratta di un’impostazione che negli ultimi anni è stata sfruttata da molti titoli usciti direttamente per lo streaming: film come Boss Level e Gunpowder Milkshake di Amazon Prime Video, o Tyler Rake di Netflix. Sebbene possa sembrare una scelta facile, in realtà molte di queste opere finiscono presto per annoiare perché l’assenza della trama non riesce ad intrattenere lo spettatore, si deve perciò fare leva su altri elementi: le prove attoriali, l’azione, gli effetti speciali. Fortunatamente per Netflix, Kate sembra possedere tutti questi tre elementi in buona quantità.
Se è vero che le scene d’azione non lesinano nell’utilizzo dell’effetto di camera mossa tipica dei blockbuster americani, è altrettanto vero che in Kate non è così invasivo e lascia il giusto spazio ad un’azione varia e sanguinaria, che danneggia progressivamente Mary Elizabeth Winstead fino a trasformarla in una letale macchina per uccidere, completamente ricoperta di sangue. Il tutto è tenuto insieme da una fotografia che nuovamente attinge ad un immaginario che potrebbe apparire scontato e dal sapore turistico, ma che sembra potenzialmente perfetto per essere lo sfondo di un picchiaduro per Playstation 5. Kate non è sicuramente il miglior film d’azione della vostra vita ma, come un buon videogioco, è utile per staccare un po’ il cervello per godersi un po’ di fuochi d’artificio con sano divertimento.
Gianluca Tana