Con The Fall Guy, David Leitch ripropone la sua ricetta ormai riuscita di un action-comedy sopra le righe. Se Deadpool 2 e Bullet Train possono considerarsi degli ottimi risultati, The Fall Guy, al contrario, è un po’ meno efficace, ma comunque in linea con lo stile del regista statunitense. Prendono fuoco, si lanciano da un’auto in corsa, fuori da una finestra, cadono da altezze spropositate. Gli stuntman sono le figure che rendono possibile lo spettacolo del cinema d’azione e David Leitch con The Fall Guy rende omaggio principalmente a questo, con quella che di fatto è una commedia, a cavallo tra il registro romantico e quello investigativo, ovviamente senza rinunciare anche al comico.
Così Colt Seavers (Ryan Gosling), dopo un tragico infortunio sul set, rinuncia alla carriera di stuntman in cui eccelleva. Ritornerà solo quando la sua vecchia fiamma (interpretata da Emily Blunt), adesso diventata regista, lo convoca per recitare nel suo film d’esordio. Seguirà una serie di misteriose vicissitudini che riporteranno Colt a ritrovare l’amore per la sua professione.
Nel migliore stile del regista, il film non manca di strizzatine d’occhio a tutto il mondo del cinema, con un buon numero di momenti metanarrativi di natura autoironica che costituiscono di certo gli elementi più efficaci del film. Un aspetto interessante della scrittura di The Fall Guy è quello che gioca proprio sulla figura dello stuntman e sulla diade protagonista/controfigura applicata sia come nodo del racconto sia come metafora di vita.
E se da un lato troviamo un Ryan Gosling in forma smagliante, che ha trovato nei suoi ultimi ruoli (come nel Ken di Barbie) il modo migliore di esprimere la sua natura più comica – e che gli è senz’altro congeniale – dall’altro lato, invece, troviamo un film che pure con i suoi guizzi di furbizia, una comicità sopra le righe e scene action perfettamente costruite, resta slegato e un po’ dispersivo, che non ingrana benissimo e non ha mai un vero apice narrativo.
La storia di The Fall Guy va esattamente dove ci si aspetterebbe e procede come quasi come un semplice susseguirsi di sequenze action. Sicuramente, si tratta di un prodotto che vive nel momento, sfruttando attori di punta, l’ironia e l’azione, intrattenimento puro ma estemporaneo che non sopravvive a quel paio di ore in sala. Resta di fatto un film piacevole e divertente, un fantastico omaggio all’arte degli stuntmen (women, cars, animals, cameramen etc.), intriso di quella sagacia a cui Leitch ci ha abituati, cosparsa di magnifiche e assurde performance.
Alberto Militello