Trey Edward Shults, classe ‘88, prosegue la sua collaborazione con la ormai sempre più celebre casa di produzione e distribuzione indie A24 con Waves (qui il trailer), forte dramma di stampo adolescenziale che racconta le vicende della famiglia Williams, adottando i punti di vista di Tyler (Kelvin Harrison Jr.) e della sorella Emily (Taylor Russell).
Pur essendo un film unico, Waves può essere diviso in due parti. Nella prima parte la narrazione è affidata esclusivamente a Tyler, adolescente alle prese con un forte conflitto interiore dovuto, come ci mostra Shults, alle aspettative pressanti che il padre (Sterling K. Brown) nutre nei suoi confronti. Come già sperimentato nei film precedenti, Krisha (2015) e It Comes At Night (2017), Shults affida la narrazione psicologica dello stato d’animo dei personaggi anche ai formati che utilizza, come fece ad esempio in maniera leggermente diversa Xavier Dolan in Mommy (2014).
Infatti, la prima parte del film subisce formalmente un restringimento dell’aspect ratio mutando progressivamente da un full screen patinato a un drammatico 4:3. I due formati, diametralmente opposti, rappresentano quindi i due estremi della psiche di Tyler. Il full screen viene di conseguenza utilizzato nel momento di spensieratezza del giovane ragazzo, in cui gli unici apparenti “problemi” da affrontare sono una relazione felice con la fidanzata e la sua promettente carriera da lottatore, mentre il 4:3 rappresenta il momento di svolta che farà terminare la sua narrazione per passare poi il testimone al punto di vista della sorella. Tra questi opposti si instaura però un arco narrativo rafforzato dal costante mutamento dell’aspect ratio che occlude e opprime sempre di più la psiche di Tyler. Ogni restringimento viene collegato a un avvenimento importante che porterà poi alla svolta decisiva di cui si è già accennato.
L’evoluzione narrativa e formale della prima parte poi viene completamente ribaltata nella seconda. Quando, infatti, il punto di vista passa a Emily, la forma del 4:3 si mantiene all’inizio per poi ritornare al full screen patinato iniziale. In questo caso la psicologia di Emily risulta totalmente inversa rispetto a quella di Tyler. Dall’oppressione iniziale dovuta in gran parte anche all’ultima azione compiuta dal fratello, Emily riuscirà a riscoprire la felicità grazie all’incontro e alla presenza di Luke (Lucas Hedges) nella sua vita. La loro relazione porterà entrambi a maturare in fretta, riscoprendo la libertà, l’amore ma anche il perdono. Sarà proprio il perdono di Luke nei confronti di suo padre ad aprire, di riflesso, definitivamente la mente di Emily e, di conseguenza, ad allargare il formato.
Waves però non si limita ad essere un semplice racconto di un’adolescenza complicata, è un dramma che include un’intera famiglia e che parla quindi anche di legami tra genitori e tra genitore/figlio. Se nella prima parte tutto quello che Tyler ci mostra è un padre pressante e una madre adottiva amorevole, Emily ci concede di più. Tramite lei conosciamo sia le difficoltà di crescere senza una madre biologica, morta per overdose, sia la complicata relazione data dall’assenza di comunicazione tra lei e il padre il quale solo alla fine sembra capire di avere sempre dato attenzioni al figlio maschio trascurando la ragazza. È quindi dall’unione dei due punti di vista e dei rapporti tra ogni suo componente che la storia della famiglia ci risulta completa.
Trey Edwards Shults ci regala un bellissimo film, potente e ambizioso seppur con qualche debolezza, che trova la sua personale firma nel ruolo rafforzativo che affida alla forma dell’aspect ratio e alla color, senza cadere nel banale. Un progetto interessante che fa collaborare forma e contenuto creando un unicum narrativo. Il film è stato presentato sia al Telluride Film Festival che al Toronto International Film Festival nel 2019, accogliendo critiche positive da pubblico e critica. In Italia il film è stato presentato in anteprima all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma.
Erica Nobis