1979, Texas. Al centro della trama di X – A Sexy Horror Story troviamo una troupe cinematografica, composta dal produttore Wayne (Martin Henderson), la fonica Lorraine (Jenna Ortega), il regista RJ (Owen Campbell) e i performer Maxine (Mia Goth), Bobby-Lynne (Brittany Snow) e Jackson (Scott Mescudi). Il gruppo raggiunge una dépendance isolata di proprietà di una coppia di anziani, per effettuare in tranquillità le riprese di un film porno. I proprietari, Howard e Pearl, non sono inizialmente a conoscenza dei piani della troupe, ma l’anziana signora mostrerà presto un certo interesse per le loro attività.
X – A Sexy Horror Story coniuga pornografia e horror in uno slasher formulaico che brilla solamente nelle sue intenzioni autoriali. Il discorso tracciato dal regista Ti West, nello specifico, abbraccia l’idea di uno sguardo desiderante e libertino messo in giustapposizione con una tensione contraria, repulsiva e grottesca. I riferimenti principali sono individuabili nell’immaginario del porno pre-internet, governato da dinamiche espressive e formali molto differenti rispetto all’appiattimento e alla sovrabbondanza di oggi, e a slasher iconici come Non aprite quella porta di Tobe Hooper.
Il corpo attoriale di Mia Goth, qui in un doppio ruolo in quanto l’attrice interpreta anche l’ambigua figura di Pearl (per la quale è in già produzione uno spin-off dedicato, girato in parallelo alle riprese di X – A Sexy Horror Story), viene trasformato in oggetto di desiderio e, allo stesso tempo, in soggetto desiderante. Nello sviluppo di questa dicotomia fondamentale, Maxine e Pearl finiscono per rappresentare due facce della stessa medaglia, i due lati opposti (ma ciononostante complementari) di uno scontro generazionale soggiacente, destinato a ripetersi nel tempo in una società governata da repressione identitaria e sentimenti pudici.
Maxine, allontanata dalla sua famiglia, si rifugia nel porno come atto sovversivo e di liberazione individuale, mentre Pearl, memore di un passato ormai remoto, si trova in parallelo a ricercare la propria passione perduta in uno sfogo carnale che, se non può più rivestirsi della sfera sessuale, necessita allora di abbracciare una spinta desiderante più brutale e sanguinolenta. Nonostante queste buone premesse, X – A Sexy Horror Story traccia il proprio percorso attraverso schemi vetusti ed eccessivamente prevedibili nei contesti horror contemporanei. Salvo qualche buona intuizione, come nell’esplorazione della sessualità del personaggio di Lorraine, il film di Ti West è ricco di cliché e di situazioni tragicomiche involontarie, dimostrandosi lontano dalla brillantezza di alcuni dei suoi film precedenti, come The House of the Devil e The Sacrament.
Daniele Sacchi